La ratio studiorum:
Un modello di riferimento:
Già Messina i gesuiti si interrogarono su quale programma scolastico fosse migliore e per stabilirlo non si limitarono a discuterne, ma avviarono una serie di sperimentazioni durate mezzo secolo. Le proposte erano di volta in volta esaminate Roma da un apposita commissione, poi erano riprodotte in vari collegi. I risultati erano nuovamente discussi e la proposta veniva migliorata.
Fu così che nel 1599, finalmente i gesuiti giunsero a codificare nella Ratio atque institutio studiorum Societatis Iesu il loro modello definitivo di studi. La Ratio studiorum Costituì di fatto il modello indiscusso cui fecero riferimento anche gli altri ordini religiosi. Potremmo paragonare questo codice a una legge scolastica. La lingua unica era il latino parlato da docenti e allievi.
La Ratio studiorum era un ampio documento, articolato in 30 capitoli, che definiva meticolosamente le regole che dovevano seguire superiori, i professori e gli alunni, nonché gli orari, i programmi, la didattica, le norme di comportamento.
I gesuiti avevano un quarto voto, la diretta obbedienza al Papa che consentiva loro di non dipendere dei vescovi.
I tre corsi:
La Ratio studiorum prevedeva norme comuni per i professori enorme specifiche, a seconda della materia di insegnamento. Gli scolari erano distinti tra esterni e scolastici. L’ordinamento degli studi stabilito dalla Ratio studiorum prevedeva tre corsi successivi, umanistico, filosofico e teologico:
Il corso umanistico, la cui frequenza di solito iniziava tra i 10 e i 12 anni era il primo e si articolava in tre anni di grammatica, uno di umanità e uno di retorica.
Il triennio filosofico si può paragonare al triennio del liceo classico. Gli allievi studiavano la logica e la fisica aristotelica, la cosmologia e la matematica euclidea, la metafisica, l’etica, la psicologia filosofica.
Il quinquennio successivo, detto di teologia, corrispondeva a un corso universitario ed era riservato a chi voleva entrare nell’ordine e prevedeva lo studio delle sacre scritture, dell’ebraico, della teologia morale e dogmatica.